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lunedì 22 ottobre 2018

Paradise Beach

Paradise Beach è un angolo incontaminato, non toccato dalle masse di turisti. Dalla natura dominante alle balene che fanno capolino, un sogno a occhi aperti.

Spesso percorriamo chilometri per raggiungere spiagge splendide, consigliate da qualsiasi sito di settore e anche da un po’ di amici. Il risultato? Scorci magnifici ma corredati di palme giustapposte, per ammaliare i turisti, così come sfilze infinite di ombrelloni. Tutto questo produce grida e un generale senso di confusione che impedisce di realizzare l’obiettivo primario: sentirsi uno con la natura.

Esistono però dei luoghi in grado di sorprenderti. Per quanto celebri, conservano il loro aspetto rudimentale, dunque splendido. Paradise Beach non conosce il frastuono dei turisti incivili o il peso sul proprio terreno degli stabilimenti balneari. Nel pieno rispetto del proprio nome, chiunque giunga qui, in Sudafrica, si ritroverà ad assaporare uno stralcio di paradiso, senza quel fastidioso inconveniente che è la morte.

Chi vi mette piede, ha la possibilità di gustare la serenità di questa spiaggia, che mescola amabilmente le ipnotiche acque, la calda sabbia e la dilagante vegetazione. A farlo però sono soprattutto gli abitanti del posto, ai quali si aggiungono sporadicamente alcuni ‘girovaghi’ dalle comunità vicine. Tendenzialmente però questo paradiso, lato terra, è alquanto privo di popolazione, al punto che i visitatori più frequenti sono le balene.

Nel corso dell’anno è possibile vederne svariate, offrendo uno splendido spettacolo, che diventa incredibilmente affascinante a giugno, quando è possibile assistere alla migrazione dall’Antartico. Il segreto? Nessuno, o quasi, è a conoscenza di questa spiaggia. Non così distante da aeroporto e città, eppure ancora fuori dai radar delle masse di turisti.

La speranza è ovviamente che le cose possano restare così in eterno. Se è vero infatti che la massa porta soldi, al tempo stesso è innegabile come questa vada a inficiare la natura di un luogo. Chi decide di vivere lo spettacolo di Paradise Beach, per davvero, lo fa per godersi natura e tranquillità. Si resta distesi a osservare il mare, trovandovi un po’ di sé stessi. Si cammina per ore, senza mai stancarsi del panorama mozzafiato che si ha dinanzi.

Arrivare in questo luogo ti fa sentire fortunato, offrendo al tempo stesso un po’ di sollievo. Esistono ancora luoghi che l’uomo è in grado di rispettare. Per quanto ancora? Nessuno può dirlo. Magari proviamo a non far circolare eccessivamente queste informazioni. Saranno il nostro segreto.


(fonte: siviaggia.it)

mercoledì 18 luglio 2018

Mahdia

Località balneare tunisina, Mahdia è una città dalla storia antica. Conosciuta in passato coi nomi di Jemma, Aphrodisium e Cap Africa, fu uno dei primi porti pescherecci del Paese grazie alla sua posizione strategica: il suo centro storico si estende su una penisola lunga 1400 metri e larga 500, mentre la città moderna si estende verso l’entroterra.

A Mahdia, il tempo pare essersi fermato: qui le donne si adornano di gioielli d’oro, e le case sono ricche di tendaggi ricamati. Ma, negli anni, la città si sta facendo largo come importante località balneare tunisina, grazie alle sue spiagge dorate e al mare cristallino.

Del resto, Mahdia è soprannominata “la città delle Due Lune“, proprio per via di quelle due baie tra cui sorge. Ma cosa si può vedere in questo piccolo villaggio della Tunisia, e nei suoi dintorni?

Cuore di Mahdia è la sua medina, al cui ingresso sorge l’imponente porta simbolo della città, la Skifa El Kahla: retaggio del glorioso passato del luogo, dà accesso ad un intricato dedalo di vie e di piazze e al coloratissimo suk cittadino, coi suoi tappeti e i suoi gioielli. Se si salgono le scale poste ai lati della Skifa, invece, si raggiunge una terrazza panoramica con una splendida vista sulle baie e sulla città antica.

Scendendo verso la punta della penisola, si raggiunge il poetico cimitero marino, con semplici tombe bianche che s’inclinano verso il mare e con, ai loro piedi, il piccolo porto punico. Proseguendo verso il faro, ecco invece la fortezza turca Borj el Kébir, risalente al XVI secolo e con una passeggiata a muro trasformata in una splendida terrazza panoramica.

Infine, uscendo dalla medina, ecco comparire il porto dei pescatori, uno dei più grandi di tutta la Tunisia, coi suoi rinomati ristoranti e i locali in cui trascorrere la serata.

Se Mahdia è oggi una importante località balneare tunisina, con una presenza di turisti in constante ascesa, nei suoi dintorni ci sono luoghi che valgono una pausa dal mare. Tra questi, il più importante è la cittadina di El Jem, antico villaggio berbero che in passato fu la seconda città più importante dell’Africa, subito dopo Cartagine.

Sede della terza arena più grande del mondo dopo il Colosseo e l’Arena di Capua, Patrimonio dell’Umanità UNESCO fin dal 1979: qui si svolgevano spettacoli di gladiatori e corse dei carri, con gli animali tenuti in gabbie che si possono visitare ancora oggi. Oltre all’arena, merita una tappa anche il museo di El Jem, dove ammirare elementi architettonici appartenuti alle splendide ville e agli edifici pubblici della città e, in particolare, i sontuosi pavimenti a mosaico, tra i più raffinati dell’antichità romana.

Il periodo migliore per una vacanza a Mahdia è tra maggio e ottobre: le precipitazioni sono scarse, e le temperatura è in media di 27°. A gennaio e a febbraio le massime si aggirano intorno ai 26°, mentre a marzo e ad aprile non si superano i 21° e può capitare che piova spesso. Anche a novembre e a dicembre il clima è buono, con una temperatura massima di 24° e con il 25% circa di precipitazioni mensili.

Grazie alla presenza del Mar Mediterraneo, il clima a Mahdia è in realtà piacevole tutto l’anno; ma è in primavera e all’inizio dell’estate, che questo grazioso villaggio di pescatori con belle spiagge e un mare cristallino dà il meglio di sé.


(fonte: siviaggia.it)

lunedì 9 luglio 2018

Boa Vista

Al largo delle coste dell’Africa Occidentale, Boa Vista è un’isola di Capo Verde famosa per la sua straordinaria bellezza naturale: le dune di sabbia, il deserto del Viana coi suoi paesaggi lunari. E, ovviamente, bianchissime spiagge in cui le tartarughe nidificano, prima di immergersi in un mare dalle acque cristalline. Ecco tutto quello che c’è da fare, e da vedere, in quest’angolo di paradiso.

A Boa Vista, ovviamente, si viene per il mare. E per le spiagge. Nella zona di Curralinho, a sud dell’isola, la spiaggia di Santa Monica viene spesso paragonata alle spiagge di California e Australia per la sua ampiezza e per la sua sabbia bianca: si estende per 18 km, dinnanzi ad un mare turchese, ed è la casa per le tartarughe caretta-caretta che non è insolito scorgere qui, intente a deporre le loro uova. Ma è anche, Santa Monica, il luogo perfetto per le immersioni e per chi vuole cimentarsi nella pratica degli sport d’acqua, che a Boa Vista vanno per la maggiore.

Un’altra spiaggia molto apprezzata è la spiaggia De Chaves, posta 10 km a sud di Sal Rei e famosa per le sue dune di sabbia bianca. Qui ci si può rilassare prendendo il sole, oppure ci si può divertire tra windsurf e kitesurf, circondati da un panorama da favola. Ci sono poi Praia de Varadinha, col suo alternarsi tra baie di sabbia e insenature con rocce nascoste, e c’è Joao Barrosa, un litorale molto apprezzato dagli albatros e dalle tartarughe marine per via del suo fondale.

Oltre alle spiagge, a Boa Vista ci sono anche piccoli centri abitati tutti da esplorare. La capitale è Sal Rei, poco più di un villaggio costellato da negozietti di souvenir e da ristorantini tipici. Sulla sua piazza ci si rilassa sorseggiando un cocktail, mentre il lontananza i ragazzini del posto giocano a pallone sulla spiaggia, sotto la luce del tramonto e dinnanzi ad un isolotto che – poco lontano dalla riva – ospita i resti di un antico fortino.

Ci sono poi gli altri villaggi: : Bofareira, Cabeça de Tarafes, Curral Velho (un paese semidistrutto e disabitato), Estância de Baixo, Fundo das Figueiras, João Galego, Povoação Velha, Rabil (la vecchia capitale). Non ci sono grandi attrazioni, qui, ma si respira un’autenticità che ancora il turismo di massa non ha violato.

Parte del territorio di Boa Vista è occupato dal deserto di Viana, che è piccolissimo (un chilometro di larghezza per cinque di lunghezza) ma molto suggestivo. Qui la sabbia chiara si mescola coi granelli di terra nera, e i venti oceanici trasportano ingenti quantità di sabbia dall’Africa depositandoli sull’isola. Il risultato? La creazione di magnifiche dune, che si alternano a sprazzi di vegetazione e a scure rocce vulcaniche.

Il paesaggio è lunare, e unico al mondo. Ecco dunque che il modo migliore per vivere il deserto di Viana è percorrerlo a piedi, con la consapevolezza di essere in tutta sicurezza (del resto, la zona è protetta dal Governo e proibita ai mezzi a motore): i centri abitati sono vicini, e non c’è il pericolo di incontrare animali velenosi.

A Boa Vista, prima di tutto, ci si rilassa tra il mare e la spiaggia. Tuttavia, è possibile vivere l’isola anche in modo più dinamico, dedicandosi allo sport. Sulla sabbia, magari all’alba o al tramonto, si può fare yoga, meditazione o partecipare a lezioni di arti marziali in un contesto da favola; ma sono soprattutto gli sport d’acqua, a trionfare sull’isola.

Gli appassionati di kite surf possono mettere alla prova le loro abilità grazie alle onde che raggiungono i 6 metri, alternate a zone di mare piatto perfette per le acrobazie, mentre i surfisti possono esercitarsi in tutta tranquillità grazie al mare potente e al fondale sabbioso, privo di rocce pericolose.

Oppure, a Boa Vista, ci si può dedicare all’esplorazione dell’entroterra con percorsi di trekking, escursioni in mountain-bike o partecipando a corse o maratone. Ci si può addentrare nel cuore dell’isola da soli, oppure con l’aiuto di guide esperte. Senza dimenticare lo snorkeling, tra tartarughe marine e un’incredibile quantità di pesci.

Non è solo un piccolo paradiso naturale, Boa Vista, ma è anche il regno incontrastato di molti animali. A cominciare dagli uccelli (tanto che si può partecipare a uscite di bird-watching). Sull’isola vivono 150 specie di volatili, a cominciare dal martin pescatore dalla testa grigia, una sorta di emblema di Capo Verde. E poi la fregata magnifica, che ha un’apertura alare di due metri e che si riproduce solo a Curral Velho e a Baluarte.

E poi, ovviamente, ci sono i pesci e i coralli, tra cui nuotare facendo snorkeling. Si può vedere il pesce volante intento a saltare fuori dall’acqua, si possono vedere (da lontano) megattere e delfini. E poi crostacei, e specie migratorie, che fanno da Boa Vista un’isola dal pescato enorme.

E se si volessero organizzare delle escursioni? A seconda della stagione, tante sono le località nei dintorni che si prestano ad una gita. In primavera, ad esempio, si possono organizzare uscite di mezza giornata in catamarano, per vedere le balene; in estate, invece, si può partecipare a uscite in notturna, per vedere le tartarughe caretta-caretta intente a deporre le loro uova.

Infine, noleggiando una jeep è possibile esplorare l’isola di Boa Vista in lungo e in largo, andando alla scoperta del suo entroterra, della sua natura, dei pittoreschi villaggi e della sua cultura, fermandosi per pause golose a base di cibo tipico e per acquistare qualche manufatto artigianale.

Come tutte le isole a nord di Capo Verde, Boa Vista vede il verificarsi di poche piogge, prevalentemente concentrate tra agosto e ottobre, che è anche il periodo più caldo dell’anno. Si tratta però di un fenomeno irregolare: alcuni anni può piovere pochissimo, in altri possono verificarsi periodi di piogge intense capaci di durare anche più giorni di seguito, col conseguente rischio di alluvioni.

A livello di temperature, da luglio a novembre il clima è caldo e afoso (con temperature massime di 35/37 gradi), da dicembre a giugno secco e temperato: in questo periodo, la temperatura media diurna è di 25°, quella notturna di 18°.

Quali sono i mesi migliori per visitare Boa Vista? Nonostante ci si possa recare in vacanza tutto l’anno, i mesi consigliati sono maggio, giugno, la prima metà di luglio e novembre.


(fonte: siviaggia.it)

lunedì 25 giugno 2018

Burkina Faso

La leggenda narra che durante una grande siccità, tra il XIV e il XV secolo, un gruppo di coccodrilli guidò le donne del villaggio a una sorgente fino ad allora sconosciuta, salvando così la vita agli abitanti della zona. Dopo centinaia di anni questi rettili hanno dato una nuova possibilità di sopravvivenza alla popolazione di Bazoulé.

In questa città del Burkina Faso, 20 km a Ovest dalla capitale del Paese, Ouagadougou, è stato allestito un parco zoologico dedicato proprio ai coccodrilli. Animali considerati sacri in questa zona, capaci di attrarre numerosi turisti (circa 5.000 l’anno), che arrivano qui per ammirarli da vicino. Una vera risorsa per Bazoulé.

L’economia della città e della provincia di Kadiogo si basa essenzialmente sull’agricoltura e l’allevamento. Nel 1999 è stata creata l’Associazione Turismo e Sviluppo, con lo scopo di sviluppare mezzi di sussistenza alternativi per la comunità. Lo stagno sacro dei coccodrilli è così diventato la principale attrazione turistica, e dopo il primo anno di attività contava già 2.500 visitatori.

Non si tratta solo di uno zoo dove ammirare i coccodrilli. Gli abitanti del luogo infatti hanno da secoli un rapporto speciale con queste creature. Già da piccoli sono abituati a nuotare in mezzo a loro, e persino a sdraiarsi sopra il loro dorso. Un’occasione unica per vedere con i vostri occhi lo straordinario rapporto tra gli essere umani e uno dei più feroci predatori del pianeta, a cui è dedicata la festa di Koom Lakré, che si tiene a fine ottobre.

Anche i turisti hanno l’occasione di osservare da vicino i coccodrilli. L’ingresso al parco costa 1,5 euro, e per la stessa cifra potrete acquistare un’esca per attirare gli animali, ovviamente sotto la stretta sorveglianza di una guida locale.

Bazoulé è un posto davvero magico, ma purtroppo minacciato dai cambiamenti climatici e dal riscaldamento globale, che contribuisce all’abbassamento del livello dello stagno dove vivono i coccodrilli sacri.


(fonte: siviaggia.it)

lunedì 18 giugno 2018

Seychelles: L’isola di La Digue

Chi avrebbe mai immaginato che una piccola isola dell’arcipelago delle Seychelles com’è La Digue ospitasse una delle spiagge più belle del mondo? Eppure è proprio così.

Si tratta di Anse Source d’Argent, una delle spiagge più iconiche, un angolo da sogno, con le sue imponenti rocce granitiche simbolo delle Seychelles. Source d’Argent è una delle spiagge più fotografate del mondo.

Questo paradiso è facilmente raggiungibile dal porto di La Digue, dove si arriva con il traghetto sia che si decida si trascorrere una vacanza sull’isola sia che, invece, ci si venga per un’escursione in giornata. A piedi o in bicicletta, è l’unico modo per muoversi qui (solo chi ha un’attività commerciale possiede un furgoncino).

Se vi capita di venire a La Digue, però, dovete tenere presente il fattore maree: questa meravigliosa spiaggia è bellissima solo la mattina, perché il pomeriggio la bassa marea fa ritirare il mare e l’immagine che ne avrete non sarà così eccezionale. Se poi si considera che l’ingresso alla spiaggia è a pagamento – l’unica di tutta l’isola – fate in modo di andarci all’ora giusta.

Anse Source d’Argent non è l’unica spiaggia da cartolina di La Digue. Sulla minuscola isola se ne contano una ventina, una più bella dell’altra. Grand Anse è altrettanto favolosa. Si trova esattamente sul lato opposto dell’isola e, per raggiungerla in bicicletta, si percorre lunga strada che sale e scende attraversando una fitta foresta tropicale. La sabbia qui è talmente bianca da abbagliare.

Grand Anse è piuttosto selvaggia ed è incorniciata dalle maestose formazioni rocciose. Spesso è semi deserta, vi sembrerà di essere come Robinson Crusoe sulla sua isola deserta. Non ci sono ombrelloni sotto i quali ripararsi, ma solo minuscole capanne di bambù per proteggere almeno la testa. I pochi fortunati che arrivano prima si accaparrano i pochi angoli d’ombra sotto le rocce.

Percorrendo un sentiero di pietre – non indicato, ma basta chiedere al proprietario dell’unico bar sulla spiaggia – si scavalcano le rocce e si arriva dall’altra parte, dove si trova la spiaggia più piccola di Petite Anse. Anche qui il paesaggio è spettacolare e la sua posizione così appartata la rende una vera e propria cartolina.

Tra le più famose spiagge delle Seychelles c’è anche Anse Cocos, una piscina naturale e un angolo da sogno, con alcuni edifici abbandonati sullo sfondo che la rendono il soggetto preferito dai fotografi.

Un’altra spiaggia di La Digue è famosa per la sua bellezza: Anse Fourmis. Ci si arriva percorrendo una strada abbandonata lungo la costa in direzione Est. È una sottile striscia di sabbia candida, incorniciata da rocce, palme e da una fitta vegetazione.

Microscopia e rocciosa è Anse Caïman, un angolo molto isolato con una casa abbandonata e una grande capanna a forma di piroga. Così come Anse Banane, un sottile lembo di sabbia frequentatissimo soprattutto per via della vista spettacolare che si ha di ben quattro isole. L’unica forma di vita qui, oltre ai turisti, è il proprietario di un barettino che serve succhi di frutta freschi.

Per chi visita l’isola con i bambini, consigliatissima è Anse Union, perfetta per fare snorkeling. Grazie alla barriera corallina, il mare è calmo e senza pericoli. Così come Anse Severe, una delle spiagge più spettacolari e amate di La Digue di facile accesso. Ha acque tranquille e poco profonde, perfette per lo snorkeling, il nuoto e per i bambini. Da quest’ansa si gode di tramonti mozzafiato.

Se dal porto di La Digue si prende l’unica strada in direzione Nord, si incontrano diverse spiaggette dove ci si può fermare, parcheggiare la bicicletta e fare un tuffo nell’acqua bassa a cristallina. La strada a un certo punto finisce e si deve per forza proseguire a piedi, inerpicandosi attraverso sentieri stretti e rocciosi indossando le scarpe da trekking. Chi ha noleggiato la biciletta dovrà legarla e lasciarla per riuscire a fare il giro dell’isola.

A La Digue non ci sono grandi hotel. La maggior parte degli alloggi sull’isola è molto semplice: piccoli alberghi, pensioncine, agriturismi, locande e appartamenti o villette che si possono affittare a prezzi interessanti con Seyvillas che è specializzata in case vacanza o sul sito dell’ufficio del turismo delle Sychelles. Non c’è neppure un vero e proprio centro abitato, i negozi principali si trovano in prossimità del porto.



(fonte: sivaggia.it)

martedì 22 maggio 2018

Botswana

Nell’Africa del Sud, tra la Namibia e lo Zimbabwe, il Botswana è il posto perfetto per organizzare una vacanza tra la natura e gli animali: qui, un safari è d’obbligo. E avvistare giraffe, leoni e ghepardi non è un’eventualità rara.

E se è proprio gli animali, che si intende vedere, c’è un posto su tutti che in Botswana merita una visita: è il Parco Nazionale del Chobe, che non è il più grande del Paese ma è sicuramente il più famoso (nonché uno tra i più celebri parchi africani). Il motivo? La varietà e l’abbondanza della sua flora e della sua fauna. Di tutta l’Africa, questo è il luogo in cui si trova la più alta concentrazione di elefanti, ben 120.000 esemplari. Ma non solo: ci sono anche ippopotami, giraffe, gnu, antilopi. Solo, se si decide di organizzare un safari qui, è bene seguire la profilassi antimalarica: in tutta l’area del parco la malaria è infatti presente.

Un altro splendido luogo che, per chi arriva in Botswana, è d’obbligo, è il delta del fiume Okavango. Un delta che è uno tra i più grandi del pianeta, e che si compone di infiniti canali, lagune e piccoli bacini. È sulle sponde di questo splendido fiume che si estende la Moremi Wildlife Reserve, con la sua ricchissima vegetazione e i volatili che riempiono ogni angolo di colore. Qui, si può dormire all’interno di una tenda circondati dalla natura più selvaggia: l’emozione è incredibile, ma richiede un po’ di coraggio.

Se poi voleste vedere luoghi ancor più selvaggi, il posto giusto è il Makgadikgadi Pans: soprannominato “il grande nulla“, si compone di due gigantesche despressioni in memoria di un antico lago oggi scomparso. A vederlo, pare un posto completamente desolato, ma in realtà nasconde un ecosistema unico: l’acqua piovana, trattenuta, favorisce qui la crescita di una vegetazione fitta e bassa, in mezzo a cui si nascondono fenicotteri, pellicani, oche e uccelli di numerose specie.

Infine, il deserto Kalahari: il Botswana è coperto per il 70% da sabbia rossa, andando a creare una scenografia che lascia i turisti senza fiato. Alte dune e sconfinate distese si susseguono, alternandosi a foreste e a savane, casa di facoceri e di giraffe, di antilopi e di ghepardi, di iene e di leoni.



(fonte: siviaggia.it)

lunedì 21 maggio 2018

Il deserto della Namibia

Il deserto del Namib è uno dei più antichi del mondo, arido da circa 80 milioni di anni, riesce ancora ad affascinare milioni di turisti.

Le sue imponenti dune di colore arancione sono tra i posti più iconici dell’intera Namibia. Nella lingua Nama, Namib significa “luogo vasto” e rende perfettamente l’idea dell’immensità di questo paesaggio tentacolare e arido.

La fauna e la flora del deserto del Namib si sono adattate a queste condizioni che non perdonano, dove l’umidità deriva in gran parte dalla nebbia mattutina che si riversa nell’oceano lungo la Skeleton Coast. Qui è possibile trovare un discreto numero di specie uniche, endemiche della regione, come la strana pianta di Welwitschia, mentre altre specie animali resistenti come lo struzzo, il kudu, il gemsbok e l’antilope saltante.

Una grande parte del deserto del Namib è protetta dal Namib-Naukluft National Park, e mentre la maggior parte delle regioni sono inaccessibili, alcune aree del parco sono perennemente frequentate, tra cui il Moon Landscape, il Sesriem Canyon e Sossusvlei.

Una delle regioni più visitate del deserto del Namib è quella di Sossusvlei, con le sue dune spettacolari di colore rosso e arancione bruciato, dovuto alla presenza di un’alta percentuale di ferro nella sabbia. Alcune delle dune di Sossusvlei sono tra le più alte del mondo e raggiungono altezze di circa 380 metri. Una delle dune più fotografate, Duna 45, è anche una delle dune più facili e accessibili da scalare e offre scenari spettacolari se vista dall’alto.

Vicino a Sossusvlei si trova Deadvlei, un’altra zona molto attraente per un’escursione nel deserto del Namib. Questa salina scintillante era un tempo un’oasi, con diversi alberi di acacia di grandi dimensioni. Il fiume che alimentava questa oasi si è in seguito prosciugato, lasciando i resti di questi alberi di acacia morti e anneriti che contrastano con il bianco della salina e l’arancio bruciato delle dune.

Un altro viaggio entusiasmante è quello che porta attraverso gli antichi canyon della Moon Valley, una delle zone più affascinanti del deserto della Namibia. Qui sembra di tornare indietro di milioni di anni, quando gli indigeni si aggiravano nell’Africa meridionale. Questa zona spettacolare ospita anche alcuni animali selvatici e creature più piccole, come camaleonti e coleotteri.



(fonte: siviaggia.it)

lunedì 23 aprile 2018

Borg El Arab

In Egitto c’è una nuova località di mare che deve ancora essere scoperta dai vacanzieri. Si tratta di Borg El Arab, una meta affacciata sul Mar Mediterraneo a poco più di 40 chilometri da Alessandria. Qui stanno sorgendo dei resort di lusso.

Il motivo per cui questa zona si sta sviluppando dal punto di vista turistico è la presenza dell’aeroporto internazionale che serve la città di Alessandria e che si trova proprio a Borg El Arab. Lo scalo è famoso per avere la forma di una nave. Finora qui atterravano voli provenienti dal Medioriente, dalla Turchia e dalla Grecia. Ma dal 29 aprile 2018 la compagnia aerea Air Cairo inaugurerà un volo in partenza da Milano Malpensa con destinazione Borg El Arab.

Questa meta diventerà ben presto la seconda località di vacanza egiziana sul Mediterraneo dopo Marsa Matruh, che dista circa 250 km, nota per le sue spiagge mozzafiato e per le sue acque cristalline.

I resort di Borg El Arab si affacciano sulla lunga spiaggia candida e ciascuno ha la propria, offrono diverse attività e sport d’acqua per le coppie ma anche per tutta la famiglia. Molti hanno un kids club dove poter lasciare i bimbi durante il giorno. Gli hotel più grandi hanno anche una bella spa dove potersi rilassare e rigenerarsi dal freddo dell’inverno.

E la sera gli ospiti possono intrattenersi con l’animazione del resort oppure organizzare una cenetta romantica in riva al mare.

Da Borg El Arab si può partire per fare diverse escursioni, prima fra tutte quella ad Abu Mena, una città formata da un complesso di monasteri che fu luogo di pellegrinaggio cristiano nell’antico Egitto. Nel 1979 il sito venne inserito nell’elenco dei Patrimoni dell’umanità dell’Unesco. Poche rovine purtroppo sono ancora in piedi, ma gli edifici maggiori, come la grande basilica, sono tuttora facilmente riconoscibili.



(fonte: siviaggia.it)

mercoledì 14 marzo 2018

Dubai

Dubai non è una città fatta solo di grattacieli futuristici e di isole artificiali. Ci sono zone molto pittoresche che non ci si aspetta di trovare in una metropoli che guarda al futuro. Come Old Dubai, con i suoi edifici bassi color miele e le torri del vento; il creek attraversato dagli abra, le tipiche imbarcazioni di legno; e i suq. Ma anche i quartieri industriali periferici, un tempo sede di fabbriche e oggi design e art district innovativi.

Una passeggiata ad al-Fahidi, conosciuta anche come Bastakiya, è il modo migliore per fare un salto nel passato di Dubai. Questo quartiere storico è uno dei siti culturali più antichi in città, nonché l’ultimo quartiere delle torri del vento rimasto sulla sponda araba del Golfo Persico. Le case dalle mura grezze che proteggevano la privacy delle famiglie ricche che vi abitavano ne sono diventate il simbolo. Erano sovrastate da speciali torri, che catturavano il vento e lo incanalavano all’interno dell’abitazione: una forma antica, ma efficace, di aria condizionata. Oggi all’interno di questi edifici sono stati ricavati locali e ristoranti tipici, gallerie d’arte, fondazioni e spazi per eventi. Un tour in questa zona regalerà uno scorcio unico del passato di Dubai.

Gli abra navigano su una rete di canali artificiali con alcune fermate fisse e sono il mezzo di collegamento più veloce ed efficace per raggiungere i suq. Una sorta di autobus – il biglietto costa solo un dirham pari a 0,09 euro – che fa la spola da una parte all’altra del creek, il largo canale di acqua di mare che taglia in due la città. Le vecchie imbarcazioni di legno non hanno sponde, quindi bisogna tenersi ben saldi per non finire nell’acqua. Si possono visitare gli antichi mercati dell’oro, dei tessuti e delle spezie. Strutture di legno con colonnati intagliati e tantissimi negozietti pieni zeppi di merce dove i profumi delle spezie si mischiano tra loro creando un’unica essenza esotica e inconfondibile. Addentrandosi nei vicoli si scopre un altro tipo di shopping district: quello del ‘fake’ ovvero dei falsi. Borse, scarpe e tutto ciò che è esposto nelle scintillanti vetrine del Dubai Mall, il centro commerciale più grande del mondo, lo si trova anche qui. Finto, ovviamente. Nei suq la parola d’ordine è contrattare. E non si torna mai in hotel a mani vuote.

Come accaduto già in molte città europee e americane, anche a Dubai sono stati riqualificati ex quartieri industriali fatti di magazzini e fabbriche, trasformati in show room, gallerie d’arte, locali trendy e spazi di coworking. Il più famoso è Al Quoz, un luogo che non ci aspetterebbe mai di trovare qui. Ci si aggira tra capannoni e loft alla scoperta di artisti locali e internazionali, di oggetti di design importati o autoctoni e di negozi di abbigliamento che coniugano le esigenze emiratine con le tendenze cosmopolite. La zona si anima ancor più durante la Dubai Design Week (a novembre), una settimana di eventi sparsi per tutta la città, e per l’Arts Fest (a gennaio) durante il quale, oltre alle esposizioni d’arte, vengono organizzate performance artistiche e musicali per le strade, workshop, reading e molto altro ancora.



(fonte: siviaggia.it)

venerdì 9 marzo 2018

Safi

Situata lungo la via che porta a Essauria, Safi è una di quelle mete che il turismo organizzato spesso dimentica. Ma la sua storia, le sue ceramiche e le sue spiagge ne fanno la meta ideale per una tappa autentica nella vita quotidiana del Marocco. Con il suo porto, che è uno dei più importanti del Paese, Safi è famosa per la lavorazione delle sardine, il suo prodotto tipico. Fra l’altro per pochi dirham se ne possono mangiare tantissime e di sapore delizioso.

La parte nuova di Safi è una zona residenziale e tranquilla. Con i suoi viali alberati e le ville dalle mura di calce bianchissime, offre la possibilità di scovare deliziosi scorci di vita cittadina. Anche se il vero cuore di Safi è la sua Medina, che sorge nella parte vecchia della città e che, con i suoi mercati artigianali e con quello che resta della mai completata cattedrale portoghese, vale certamente una visita.

Complice il clima di Safi che è fra i più miti del Marocco, e la potenza dell’Oceano Atlantico su cui si affaccia, la città è famosa per le sue onde che ne fanno il paradiso dei surfisti. Grazie alle sue onde, fra le più alte del Marocco, nel 2006 ha ospitato il Billabong Challenge, la sfida del surf ideata da Gordon Merchant, il fondatore della Billabong, insieme con il filmaker Jack MacCoi. Se volete surfare siete quindi nel paradiso giusto!

A Safi infatti si può prendere the Garden, il tubo-onda più potente del Marocco, lungo centinaia di metri. Lo sanno bene i surfisti più bravi che riescono a cavalcarla anche per 15 secondi. L’impresa è stata superata da Edouard Delpero, così come da Kelly Slater che ha cavalcato il tubo nel 2009.

La spiaggia di Lala Fatna è uno dei 10 posti al mondo dove cercare l’onda perfetta. Si trova 15 km a nord di Safi e la strada che la raggiunge è già una bella meta di per sé. Anche se smaniate dalla voglia di mettere in acqua la tavola, non perdetevi il panorama mozzafiato delle rocce a picco sull’oceano e della vista che si gode dalla loro sommità. Una stradina vi porta alla spiaggia delle onde, e il fragore dell’oceano vi dirà che siete arrivati al posto giusto. Se non avete con voi la tavola da surf c’è un piccolo bar che le affitta.

Nella zona sud, a poco più di 30 km da Safi, c’è Souiria Lakdima, la spiaggia più frequentata della città e purtroppo per questo a volte anche la più sporca. Quando l’inciviltà non ha la meglio questa meta è un incanto. Souiria Lakdima vanta infatti una sabbia finissima che si tuffa nell’oceano; inoltre è rinfrescata dai venti e in estate può riservare anche dieci gradi in meno rispetto alla città. Per raggiungerla c’è anche un autobus che segue la linea della costa.

Se non sapete surfare, il Safi Surf Club potrà darvi lezioni di base o di livello più avanzato se volete migliorare. E se non avevate messo in programma l’attività, potrete anche noleggiare le tavole. Il Club propone anche camere con wifi, aria condizionata e bagni privati, oltre alla possibilità di gustare una deliziosa cena tipica del Marocco, rigorosamente cucinata con le preziose tajines di Safi.

A metà strada tra Safi e Oualidia, si trova invece la spiaggia di Cap Beddouza, un piccolo paradiso fatto di distese di sabbia dorata, del blu dell’oceano e da un’atmosfera tranquilla che al tramonto si tinge di porpora e luci soffuse. L’imponente faro che si erge sul promontorio rende la baia ancora più magica.

Spostandosi verso l’interno, a un centinaio di chilometri da Safi si trova la Réserve Royale des Gazelles che ospita oltre 300 gazzelle del deserto, una specie originaria della regione di Al Haouz. La riserva è classificata come sito di interesse biologico ed ecologico e rappresenta una delle più antiche riserve di fauna del Marocco.

Come per la riserva naturale, gli scenari di Safi cambiano molto se si lascia la costa e ci si addentra nell’interno del Marocco. Le caverne a Charkarkar sono grotte scavate nella roccia che possono essere meta di speleologi professionisti, ma anche di semplici amanti dei fenomeni del suolo se si resta nelle zone sicure. Le grotte infatti scendono fino a 390 metri e vanno affrontate in sicurezza. La grotta di Ghar Gorani custodisce i resti di un insediamento preistorico e rappresenta una meta davvero inusuale che vale la visita.



(fonte: siviaggia.it)

venerdì 23 febbraio 2018

Yaounde

La vivace e caotica città di Yaounde è la capitale della Repubblica del Camerun, l’incantevole Stato situato nell’area occidentale dell’Africa equatoriale. L’affascinante capitale camerunense è il secondo centro urbano dello Stato, con una popolazione che supera il milione e mezzo di abitanti. La città di Yaounde costituisce uno dei principali centri economici, politici, culturali e turistici dell’Africa occidentale ed è facilmente raggiungibile da Douala, la più grande città del Camerun, collegata con numerose nazioni europee per mezzo del suo aeroporto internazionale.

La Repubblica del Camerun ha una popolazione di circa venti milioni di abitanti e il suo incantevole territorio confina a nord con la Nigeria e il Ciad, a est con la Repubblica Centrafricana, e a sud con Gabon, Congo e Guinea Equatoriale. Lo splendido litorale camerunense è bagnato dalle acque dell’oceano Atlantico, e si affaccia sul meraviglioso golfo di Guinea. Il Camerun è situato per la maggior parte su un vasto altopiano, il cui paesaggio è estremamente vario, con diverse tipologie di savana e ampie foreste pluviali.

La capitale Yaounde si trova nell’area meridionale dell’altopiano su cui sorge il Camerun, a un’altezza di circa 700 metri sul livello del mare. Il contesto naturalistico nel quale è situata questa affascinante città è davvero notevole: il territorio di Yaounde ospita infatti una incredibile varietà paesaggistica, che include un lago, il Lac Central, numerose montagne, tra le quali spiccano l’Eloumden, e lo Mbam Minkon, oltre a una serie di corsi d’acqua di modeste dimensioni.

La capitale del Camerun è caratterizzata da una storia piuttosto recente, poiché la sua fondazione risale all’epoca coloniale, quando, alla fine del secolo XIX, i coloni tedeschi fondarono il primo nucleo urbano di Yaounde, che divenne un centro commerciale di medie dimensioni, dedito principalmente al commercio dell’avorio. L’area divenne poi dominio francese negli anni ’20 del Novecento, per poi ottenere l’indipendenza nel 1960. La lingua più parlata qui e in tutto il Camerun è il francese.

La natura selvaggia e il mix di cultura locale e influenze coloniali si fondono a Yaounde dando vita a un’area di grande interesse. Uno dei principali monumenti della capitale camerunense è senza dubbio la cattedrale di Nostra Signora delle Vittorie, un imponente edificio cattolico realizzato negli anni ’50 del XX secolo. La chiesa, con la sua peculiare struttura moderna, è il principale edificio religioso della città ed è dedicata alla Vergine Maria.

Un altro importante e significativo monumento di Yaounde è il monumento della riunificazione (monument de la réunification): questo celebre monumento fu costruito nel 1970 al fine di celebrare l’unificazione tra le due parti del Camerun, quella francese e quella britannica, evento storico avvenuto nel 1961.

Il monumento è composto da un’eloquente statua, la quale raffigura un uomo che regge cinque bambini e impugna una fiaccola ardente, simbolo della libertà, e da una alta scultura costituita da due serpenti che si arrotolano l’un l’altro e le cui teste si fondono, creando una struttura a cono rovesciato, simbolo delle due parti del Camerun ricongiunte.

Una delle principali attrazioni turistiche della città di Yaounde è lo zoo cittadino, il Mvog-Betsi Zo. Questo importante e ampio giardino zoologico fu fondato nel 1951; si trova poco distante dal centro cittadino ed è caratterizzato da una grande varietà di specie protette.

Sono infatti numerosissime le specie di animali qui ospitate, tra le quali vi segnaliamo i bellissimi rapaci, rare specie di rettili e tante tipologie di scimmie, tra cui babbuini e mandrilli. La natura selvaggia non è certamente tangibile solo nelle aree chiuse o protette: le periferie della città, si fondono con la savana e con la fitta vegetazione che circondano il centro urbano, creando un continuum davvero affascinante.



(fonte: siviaggia.it)

mercoledì 17 maggio 2017

Madagascar


Il Madgascar è una terra affascinante. Stato insulare africano è bagnato dall’Oceano Indiano ed è situato a 400 km dalle coste del Mozambico. L’isola principale del Madagascar è lunga oltre 1.500 km ed è la quarta isola più grande del mondo. Si caratterizza per la sua biodiversità, con il 5% delle specie animali e vegetali del mondo, l’80% delle quali sono endemiche. Tra gli esempi più famosi di questa biodiversità ci sono gli alberi di baobab, i lemuri, molte specie di camaleonti e oltre 250 specie di rane.  Il terreno del Madagascar, poi, ha un caratteristico colore rosso dovuto all’elevata quantità di ferro. Per questo è chiamato anche l’Isola Rossa o il Continente Rosso. Ex colonia francese, il Madagascar ha ottenuto l’indipendenza nel 1960.

Passaporto e visto. Per entrare in Madagascar occorre il passaporto con visto. Il passaporto deve avere validità residua di almeno 6 mesi al momento dell’ingresso nel Paese. Per le eventuali modifiche a tale norma si consiglia di informarsi preventivamente presso l’Ambasciata o il Consolato del Paese presente in Italia o presso il proprio Agente di viaggio. In caso di smarrimento o furto di passaporto, un documento di viaggio per il solo rientro in Italia (ETD) potrà essere rilasciato dal Consolato Generale di Francia a Antananarivo; chiunque si trovasse nelle condizioni di doverlo richiedere, dovrà preventivamente rivolgersi alla corrispondenza consolare di Antananarivo o a quella di Nosy Be, per le procedure relative alla richiesta.
Il visto è necessario per turismo o per affari fino a 90 giorni di permanenza nel Paese. Viene rilasciato direttamente in aeroporto al momento dell’ingresso nel Paese dietro pagamento previsto dalla normativa locale. Il passaporto deve avare almeno una pagina vuota, senza timbri od annotazioni nella sezione riservata ai visti d’ingresso al fine di poter apporre, al momento dell’arrivo nel Paese, la vignetta di permesso di soggiorno temporaneo. Occorre in ogni caso essere in possesso del biglietto aereo di ritorno.

Situazione sanitaria. Il sistema sanitario del Madagascar non è generalmente in grado di sostenere casi d’urgenza che prevedano interventi delicati e complessi. In tali casi è necessario un trasporto sanitario verso zone adeguatamente attrezzate, come il Sud Africa o La Réunion. Pertanto, prima di partire è consigliabile stipulare un’assicurazione sanitaria che preveda oltre alla copertura delle spese mediche anche un eventuale trasferimento del paziente in altro luogo o il rimpatrio aereo sanitario. L’assicurazione dovrebbe anche garantire la possibilità di ottenere degli anticipi di denaro in caso di ricoveri ospedalieri. Spesso, infatti, nessuna prestazione sanitaria viene erogata da cliniche private senza il pagamento anticipato di un deposito (che talvolta può essere molto elevato). In genere sono previste delle convenzioni.

Vaccinazioni e profilassi. In Madagascar la malaria è endemica, soprattutto nelle zone costiere, quindi si consiglia la profilassi antimalarica. Nelle regioni di Alaotra Mangoro, Analamanga, Itasy, Vakinakaratra e Anosv, sono stati registrati in passato, casi di febbre della Rift Valley. In generale si consiglia di adottare le misure preventive indicate sul sito web della Farnesina Viaggiare Sicuri alla pagina Misure preventive contro malattie trasmesse da puntura di zanzara. Portate con voi repellenti per le zanzare.
In Madagascar sono stati riscontrati casi di trasmissione del virus della poliomielite. Se si è stati vaccinati contro la poliomielite da bambini, ma non si è mai effettuata una dose di richiamo da adulto, si consiglia di provvedere alla dose di richiamo. Gli adulti hanno bisogno di una sola dose di richiamo durante la loro vita. Se non si conosce il proprio stato vaccinale, è bene rivolgersi al medico per effettuare la vaccinazione.
Previo parere medico, è consigliato anche il vaccino contro l’epatite A e B.
Inoltre, è obbligatorio il certificato di vaccinazione contro la febbre gialla per i viaggiatori provenienti dai Paesi a rischio di trasmissione della malattia.

Precauzioni. Evitare di bere acqua di rubinetto. Bevete solo acqua in bottiglia e senza aggiunta di ghiaccio. Evitate di mangiare i cibi crudi. Non fate il bagno in fiumi e laghi d’acqua dolce a causa della biliarziosi. Mantenete un elevato livello di igiene personale. Portate con voi i medicinali abituali e quelli contro i disturbi gastro-intestinali.

Lingua. La prima lingua parlata in Madagascar è il malgascio, ma anche il francese è lingua ufficiale e correntemente parlato dalla popolazione.

Fuso orario. Il fuso orario del Madagascar è UTC +3, ovvero + 2h rispetto all’Italia, +1h quando in Italia vige l’ora legale

Clima. Il Madagascar è attraversato dal Tropico del Capricorno, dunque è un’isola tropicale. Tuttavia il clima è vario a causa dell’estensione del Paese. Sono presenti due stagioni: una secca, che va da maggio a settembre, ed una piovosa e calda, che va da ottobre ad aprile. Nei mesi di gennaio e febbraio, il Madagascar può essere soggetto a tempeste tropicali. Il clima della capitale, Antananarivo, è generalmente secco e salubre. Il periodo migliore per visitare il Madagascar è la stagione secca, anche se è da evitare la parte orientale, perché tra giugno e settembre si verificano spesso frequenti piogge.




(fonte: viagginews.com)

martedì 16 maggio 2017

Kenya


Un viaggio in Kenya è il sogno di molte persone. Sulle orme della scrittrice Karen Blixen, autrice della La Mia Africa, romanzo dal quale è stato realizzato l’omonimo film con Meryl Street e Robert Redford. Vi abbiamo già proposto la nostra guida del Kenya, con tutte le informazioni utili su quando andare e le principali attrazioni da vedere. Qui vi proponiamo un elenco più dettagliato delle cose da vedere e fare in questo splendido Paese.

Viaggio in Kenya: 10 cose da vedere e fare
Stato dell’Africa orientale il Kenya è bagnato dall’Oceano Indiano e ha un territorio vario e di grande ricchezza, con numerosi parchi e riserve naturali. Anche il mare è da sogno, con spiagge bianche ombreggiate dalle palme. La capitale del Paese è Nairobi. Ecco le 10 cose da fare e da vedere in un viaggio in Kenya.

Proprio dal Parco Nazionale di Nairobi (Nairobi National Park) vogliamo iniziare. Un grande parco naturale, di 117 km² di superficie, che sorge al confine dell’area urbana della città. Un caso raro di parco nazionale vicino ad un grande centro urbano. Il Parco di Nairobi ospita i tipici animali della savana africana: leoni, giraffe, zebre, rinoceronti e più di 400 specie di uccelli. Molte strade che attraversano il parco cono in terra battuta.

Sempre nei dintorni di Nairobi, a 10 km circa dalla città, è imperdibile la visita alla Casa Museo di Karen Blixen, la scrittrice danese che visse a lungo in Kenya e raccontò la sua esperienza nel romanzo La Mia Africa. La casa, nello stile di un bungalow, fu costruita nel 1912 da un ingegnere svedese e la Blixen ci si trasferì con il marito cinque anni dopo, prima della separazione. Dopo il film con Maryl Streep, la casa è diventata una meta molto frequentata dai turisti. Non è qui però che sono state girate le riprese dl film, anche se molti cimeli del set sono qui conservati. Consigliabile la visita guidata.

L’Amboseli National Park sorge al confine con la Tanzania e offre una spettacolare vista sul monte Kilimangiaro, situato oltre il confine. Un parco naturale che offre scenari incredibili, con zone verdi e rigogliose che si alternano ad altre più aride e la possibilità di ammirare numerosi animali selvatici da lontano. Soprattutto elefanti. Il parco è anche riserva Masi

Un’altra meraviglia imperdibile del Kenya è il suggestivo Lago Bogoria, popolato dai fenicotteri rosa. Si tratta di un lago salato che si trova in una regione vulcanica a sud del Lago Baringo, poco al di sotto dell’Equatore. L’alta concentrazione salina del lago non consente la crescita di vegetali né di pesci, eccetto un’alga particolare di cui i fenicotteri sono ghiotti. Ecco perché stormi di centinaia di fenicotteri si posano sulle acque del lago, creando un effetto particolarmente suggestivo.




(fonte: viagginews.com)

sabato 13 maggio 2017

Zabargad


Affascinante e magica, Zabargad, è un’isola del Mar Rosso ricca di mistero. Situata nel Sud del mare egiziano è ancora poco visitata dai turisti e pochi conoscono la sua la sua storia.

Zabargad prima non c’era e per molti anni il mondo si è dimenticato di quest’isola, riscoprendola solo di recente. Secondo quanto narra Plinio il Vecchio, questo angolo di paradiso venne chiamato Topazos dai Trogloditi che arrivarono sulle queste sponde dopo un naufragio, sfiniti dalla fame e dal maltempo. Per sopravvivere dissotterrarono erbe e radici, trovando anche una pietra verde che denominarono ‘topazos’ che significa “cercare”.

Sin dal 1500 avanti Cristo, qui venivano estratte pietre preziose dal sottosuolo, in particolare le olivine, stupende pietre verdi molto simili a smeraldi. Il nome attuale deriva dall’arabo Zebirjed, un termine che indica proprio questa pietra.

Dopo la Seconda Guerra Mondiale, il presidente Gamal Abd el-Nasser nazionalizzò l’isola, mettendo fine all’estrazione mineraria. Da allora, per trent’anni, il mondo si dimenticò di Zabargad. L’isola tornò a essere avvolta nel mistero fino al 1990, quando venne riscoperta da alcuni subacquei italiani. Oggi è uno degli spot più amati del Mar Rosso, grazie alla bellezza della barriera corallina, alla grande varietà di pesci e da una distesa d’acqua trasparente e incontaminata.

A oggi l’isola è disabitata, selvaggia e incontaminata come secoli fa. Qui i falchi pescatori hanno nidificato per anni, diventando i veri padroni di Zabargad, mentre sulla spiaggia le tartarughe depongono le uova, popolando le acque cristalline.

A rendere ancora più perfetto questo paradiso naturale ci sono i delfini, custodi di questo angolo incontaminato del Mar Rosso. Di recente quest’isola misteriosa ha sorpreso di nuovo e alcuni archeologi hanno riportato alla luce alcune anfore antiche risalenti al primo secolo A.C. I resti si trovavano nella laguna di Sataya, in seguito a un naufragio, in una zona in cui il fondale sabbioso crea una distesa di 10-15 metri.



(fonte: siviaggia.it)

mercoledì 19 aprile 2017

Kenya: l’hotel gestito da giraffe


Ogni anno nascono sempre più hotel strani: ce ne sono alcuni gestiti da robot, altri a tema fantasy, altri ancora sono a forma di Beagle, ma forse il più strano di tutti è quello gestito da giraffe in Kenya. Si chiama Giraffe Manor e le padrone di casa sono proprio loro: gli animali della savana con il collo lunghissimo, che tengono compagnia agli ospiti mentre fanno colazione e girano liberamente nel parco della struttura. Per chi vuole vivere un’esperienza unica in Africa, questa è sicuramente la scelta migliore: qui infatti si può ammirare la fauna locale, comodamente seduti al tavolo del bar.

Giraffe Manor: l’hotel più strano del mondo
Si tratta di un boutique hotel e ha a disposizione oltre 140 acri di terreno nei dintorni di Nairobi, in Kenya. Il Giraffe Manor suscita un incredibile fascino nei visitatori che arrivano in Africa per vivere l’esperienza unica del safari e offre l’esclusiva possibilità di ammirare splendide giraffe anche quando si è comodamente seduti a fare colazione. Alcuni ospiti fortunati possono anche vedere ogni tanto qualche giraffa affacciarsi alla finestra della propria camera. L’hotel mette a disposizione degli ospiti 10 stanze suddivise tra l’abitazione principale e il Garden Manor, tutte in stile coloniale. All’interno del parco della struttura, oltre alle giraffe ci sono anche numerosi uccelli e piccoli mammiferi africani.

Altri hotel strani nel mondo
Il Giraffe Manor non è l’unico hotel sui generis, ce ne sono tanti altri, come ad esempio l’Henna Hotel a Nagasaki in Giappone, il quale è gestito solamente da robot. Negli Stati Uniti c’è il Dog Bark Park Inn, il luogo perfetto per chi viaggia con i propri animali: si tratta di una struttura a forma di Beagle gigante, nel cuore dell’Idaho. In Vietnam a Da Lat, c’è il The Crazy House, un hotel che sembra appena uscito da una fiaba con tanto di arredamenti a forma di fungo e sculture di animali. In Germania invece c’è il V8, un hotel dedicato agli amanti delle macchine con diverse suite a tema, tra cui anche l’autolavaggio e il drive-in.  Infine, in Inghilterra si trova lo Spitbank Fort, uno degli hotel più esclusivi del mondo, raggiungibile solo con una nave.



(fonte: siviaggia.it)

giovedì 2 marzo 2017

Corisco: Le nuove Maldive


Chi ha avuto la fortuna di visitare l’isola di Corisco, nella Guinea equatoriale, la descrive come le nuove Maldive. Ma non le Maldive di oggi, con resort di lusso e ogni tipo di comfort. Quelle di cinquant’anni fa, quando non arrivavano ancora i voli charter e nessun tour operator vendeva i pacchetti all inclusive.

L’isola di Corisco è molto piccola, ha una superficie di 14 chilometri quadrati e il suo punto più alto è a 35 metri sul livello del mare. Si trova a una trentina di chilometri dall’estuario del Rio Muni che segna il confine con il vicino Gabon.

Corisco è un piccolo paradiso terrestre, con spiagge di sabbia bianca e un mare tropicale limpidissimo.

Il clima è mite tutto l’anno e si può fare il bagno in ogni stagione. Si possono fare anche bellissime immersioni alla scoperta dei fondali marini incontaminati.

Sull’isola non sono molte le attività e i divertimenti se non quelli legati al mare e alla spiaggia. Chi trascorre una vacanza qui lo fa perché cerca pace e tranquillità assolute.

Per vedere un po’ di movimento, però, basta spostarsi di poco e visitare alcuni dei villaggi che si trovano sull’isola, piccoli agglomerati di case con pochi negozi, ma decisamente caratteristici.

Non sono molti gli occidentali che si incontrano sull’isola, anche se Corisco inizia a entrare a fare parte degli itinerari di viaggio di alcuni avventurosi viaggiatori.

L’isola è da sempre considerata un luogo di svago per la popolazione locale che vive sulla terraferma e che viene in giornata con il traghetto, durante i fine settimana, per tuffarsi nelle acque limpide e godersi un po’ di meritato riposo.

Raggiungere l’isola non è semplice, motivo per cui è una meta ancora poco esplorata. Non esistono voli diretti. Per raggiungerla si vola a Malabo, la Capitale della Guinea equatoriale. Dall’Europa vola solo Iberia con partenza da Madrid. Una volta arrivati a Malabo si prende un volo per Bata, una località costiera del Paese da cui si raggiunge Cogo, nella parte continentale del Paese, ottimo punto di partenza per le escursioni via ferry a Corisco.

Sull’isola si può alloggiare all’interno di bungalow piuttosto spartani. A breve sarà inaugurato un hotel affacciato direttamente sulla spiaggia. E allora sì che arriveranno anche i primi rumorosi turisti e sarà la fine di questo paradiso in Terra.




(fonte: siviaggia.it)

venerdì 20 gennaio 2017

Ruanda: La nuova meta cult del Safari


Nel bel mezzo dell’Africa più nera e selvaggia, il Ruanda è uno di quei Paesi poco noti al turismo di massa. Eppure ha moltissimo da offrire, a partire dalla natura incontaminata. Ecco perché sta diventando la nuova meta apprezzata da chi ama fare i safari. Sì perché dopo aver visitato i parchi del Kenya, del Sudafrica, della Tanzania o del Botswana – mete di safari – i fan dei Big Five cercano un posto nuovo. E il Ruanda ha tutto ciò che si cerca.

Il territorio del Ruanda è prevalentemente montuoso. L’altitudine media è di 1.700 metri e la principale catena è quella dei monti Virunga. Questo è l’habitat naturale dei gorilla di montagna, una specie in via di estinzione. Inoltre, le montagne fanno da spartiacque fra i bacini dei due maggiori fiumi dell’area, il Nilo e il Congo. Sulle loro rive vengono ad abbeverarsi mandrie di animali di ogni specie. La zona pianeggiante che si trova a Est è invece caratterizzata da numerosi laghi e acquitrini paludosi, paradiso degli uccelli.

Il 14% circa del territorio fa parte dei due maggiori parchi nazionali del Paese, il più importante dei quali è il parco nazionale dell’Akagera, al confine con la Tanzania. Qui vivono elefanti, ippopotami, bufali, coccodrilli, zebre, antilopi e impala, ma anche tantissimi altri animali.

Proprio di recente sono stati reintrodotti i leoni e i leopardi. Il prossimo a essere introdotto sarà il rinoceronte, così che il parco ospiterà tutti i Big Five. Per la gioia dei turisti. I laghi all’interno della foresta, le paludi di papiri, le savane e i vulcani rendono l’Akagera una delle riserve più suggestive dell’Africa. È proprio questo parco il nuovo paradiso dei safari.

Il viaggiatore può far visita ai gorilla di montagna anche nel riaperto Parc National des Volcans, nel Nord Ovest del Paese. Inoltre, la foresta pluviale di Niungwe è probabilmente la foresta equatoriale di montagna meglio conservata di tutta l’Africa Centrale e presenta un particolare interesse faunistico per la presenza di nutrite colonie di scimpanzé.

Raggiungere il Ruanda non è semplice. La compagnia aerea di bandiera, la Rwandair, parte da Bruxelles o Dubai e arriva nei due aeroporti principali del Paese, quello di Kigali e di Kamembe. Le città si stanno organizzando per ospitare i turisti e stanno sergendo i primi boutique hotel e nuovi locali alla moda.



(fonte: siviaggia.it)

martedì 3 gennaio 2017

Praslin


Si dice che l’isola di Praslin, nell’arcipelago delle Seychelles, sia quel che resta di un ipotetico continente scomparso, Lémuria, che si trovava nell’Oceano Indiano. Pare che un cataclisma abbia fatto affondare l’antico continente, analogo alla mitica Atlantide di Platone, e che il lembo di terra emersa sia tutto ciò che resta. Leggenda o realtà, fatto sta che quando si parla di Seychelles la mente inizia a vagare…

Chi non ha mai sognato di trovarsi in questo arcipelago da sogno, fatto di isole di corallo e di granito, con alcune delle spiagge più celebri del mondo? A circa mille chilometri dal Madagascar, conta 115 isole, di cui 36 completamente disabitate. Gli atolli sono coperti da una vegetazione tropicale ricchissima, delimitata da lidi d’incanto e da acque color verde-turchese, protette da massi di granito che prendono forme differenti, modellati o letteralmente scolpiti dal vento. Sono proprio questi massi granitici dalle forme più svariate, e che cambiano colore in base alla luce del sole, a rendere le Seychelles uniche al mondo.

Ma in questo paradiso esotico le spiagge immacolate sono la vera attrazione ed ecco tra le più belle della parte emersa di Lémuria, detta oggi l”isola delle palme’, il resort più grande e più famoso delle Seychelles, il Constance Lémuria, che ha riaperto nel novembre 2016 dopo un restyling. Lo scopo del rinnovamento, ideato dall’interior designer Marc Hertricht, era di creare un viaggio immaginario che risvegliasse i sensi, attraverso la successione di ambienti armoniosi ottenuti grazie a elementi classici e contemporanei. Il rinnovamento è visibile anche negli ambienti interni: le junior suite hanno i colori del mare con sfumature che vanno dal turchese al verde acqua, mentre le senior suite hanno le tonalità calde del marrone e della natura che le circonda.

Dell’hotel fanno parte alcune delle spiagge più belle di Praslin, motivo per cui conviene alloggiare direttamente qui: Petite Anse Kerlan, dalle acque smeraldine; Grand Anse Kerlan, una spiaggia protetta e dalla natura quasi primordiale – il continente perduto doveva assomigliarle molto – su cui vengono a depositare le uova le tartarughe marine: è considerata tra le dieci spiagge più belle del mondo. Il periodo migliore per ammirare questo spettacolo della natura va da ottobre a febbraio; infine, Anse Georgette, una delle spiagge più belle del pianeta, una piscina dalle acque turchesi circondata da gigantesche rocce granitiche con la sabbia talmente bianca da sembrare borotalco. Gli ospiti dell’hotel possono accedere facilmente a Georgette (dagli ospiti si sente spesso dire “On georgette?” ovvero ‘Andiamo a Georgette?’) facendo una breve passeggiata o facendosi accompagnare dal personale a bordo di un buggy, mentre i turisti esterni al resort devono chiedere un permesso speciale.

In questo contesto eccezionale quanto raro, il governo delle Seychelles ha emanato leggi rigide per proteggere il delicato ecosistema che gli appartiene, a partire dall’architettura dei resort, rigorosamente fatti di materiali naturali, fino ai divieti di balneazione laddove le tartarughe sono di casa. Proprio grazie a un progetto di salvaguardia delle tartarughe marine, al Lémuria è nata la figura forse unica al mondo (non ci risulta ne esistano altrove) del ‘turtle manager’ che ha il compito di sorvegliare e tutelare le testuggini e le loro uova: negli ultimi anni ne sono state salvate migliaia, passando da soli 14 nidi salvati ogni anno a 95 solo negli ultimi 12 mesi.

Senza dubbio i fondali e le acque turchesi sono tra le attrattive maggiori di Praslin e di molte isole delle Seychelles ed ecco che la loro perfetta visibilità vi darà modo di ammirare pesci di ogni tipo a pochi metri da riva. Senza allontanarsi troppo dalla spiaggia, bastano maschera e boccaglio per ammirare le mante adagiate sui fondali, coloratissimi pesci pagliaccio, pesci imperatore, pesci damigella e pesci angelo che si aggirano intorno ai coralli sommersi.

Le vere creature delle Seychelles, però, sono i famosi Coco de mer, gli alberi con le foglie e i frutti più grandi del mondo, che crescono solamente sulle isole di Praslin e di Curieuse. La particolarità di questo frutto è di avere una strabiliante somiglianza con l’anatomia del bacino di una donna. Per vedere i Coco de mer, il luogo migliore da visitare è la Vallée de Mai, a Praslin, dichiarata Patrimonio dell’Umanità dall’Unesco. Secondo un’antica credenza, sarebbe questo il vero Giardino dell’Eden: prova ne è che la pianta che produce il frutto ‘perfetto’, con sembianze femminili da un lato e maschili dall’altro, sarebbe il vero Albero della conoscenza citato nella Genesi, che incarna al contempo il bene e il male.

Il mese migliore per andare a Praslin va da maggio a ottobre, quando la temperatura si aggira attorno ai 29°C, ma la colonnina di mercurio subisce piccole variazioni durante l’anno, mantenendosi fra i 24 e i 30°C, con un tasso di umidità piuttosto alto. Da maggio a novembre, invece, gli alisei soffiano sulle isole abbattendo l’umidità e rendendo il clima particolarmente piacevole.

Per raggiungere le Seychelles si vola dai principali aeroporti italiani e si fa scalo ad Abu Dhabi (Etihad ha le migliori offerte per le Seychelles), poi si prosegue per l’aeroporto internazionale di Mahé, l’isola più grande con la Capitale Port Victoria. Un piccolo aereo da 20 posti in soli 15 minuti arriva al piccolo aeroporto di Praslin. Ovvero in Paradiso.




(fonte: siviaggia.it)

lunedì 28 novembre 2016

Africa: Il deserto che fiorisce


La natura che vince su tutto e fiorisce anche nel deserto, accade in Africa, dove ogni anno si verifica un vero e proprio miracolo. A Namaqualanduna, una regione nord-occidentale del Sudafrica situata al confine con la Namibia, una volta all’anno i visitatori assistono ad uno spettacolo unico: sul terreno arido appaiono migliaia di fiori variopinti e il deserto si colora. Tutto merito di Madre Natura che in primavera trasforma uno degli angoli  più aridi del pianeta in un paesaggio che sembra uscito dalla tela di un pittore impressionista.

Il fenomeno, che ogni anno attira centinaia di visitatori e curiosi da tutto il mondo, si verifica nello specifico al Namaqua National Park, un’area protetta che si estende per oltre 700 km². La fioritura inizia poco dopo la stagione delle piogge fra maggio e agosto. Dai primi di agosto a metà settembre in Sudafrica arriva la primavera australe e i colori invadono il deserto. Questa zona dell’Africa si distingue per essere uno dei territori più ostili sulla Terra. A rendere difficile la vita c’è l’assenza di fiumi e laghi, mentre anche nel sottosuolo l’acqua è salmastra e scarsa. Di giorno la temperatura può raggiungere i 40°C, mentre di notte l’escursione termica fa si che si arrivi a 8 gradi sotto lo zero. L’ambiente dunque è decisamente inospitale, nonostante ciò la forza della natura è più forte di qualsiasi altra cosa.

Margherite arancioni e bianche, fiori selvatici lilla e gialli, ma anche aloe, erbe perenni e gigli: Madre Natura si svela in tutta la sua bellezza, creando qualcosa di unico al mondo e imperdibile. Ad originare il fenomeno è la giusta dose di pioggia, ma anche il sole, che con i suoi raggi aiuta i fiori a schiudersi dalle 10 del mattino alle 16.

Secondo gli studiosi, che hanno documentato questo miracolo di Madre Natura, sono circa 4mila le specie di piante che crescono in questa zona desertica, diverse per colore, germinazione, forma e profumo. Non solo: nel Namaqualand si trovano anche diverse specie rare, circa mille, che non crescono in nessun altra parte del mondo e si possono ammirare solamente qui.




(fonte: siviaggia.it)

martedì 1 novembre 2016

Chefchaouen


La pittoresca cittadina di Chefchaouen si trova nella regione montuosa del Marocco settentrionale. La città fu per secoli considerata sacra ed era persino proibito l’ingresso agli stranieri. Solo di recente – negli Anni ’50 – le cose sono cambiate, motivo per cui ora Chefchaouen si è rivelata al mondo ed è divenuta una meta turistica che pochi, fortunatamente, ancora conoscono.

E’ detta la città azzurra perché tutti gli edifici, le porte, le finestre, le fontane e le strade sono dipinte nelle diverse tonalità di azzurro. La medina, la città vecchia, è un dedalo di vicoli lunghi e stretti colorati di azzurro. Il motivo è puramente religioso e non estetico.

Abitata da popoli berberi, fu fondata da spagnoli provenienti dall’Andalusia esiliati nel XV secolo, ecco perché la parte antica della città ha un aspetto molto simile a quella dei villaggi andalusi, con piccole vie dal tracciato irregolare. Gran parte dei suoi abitanti ancora oggi parla spagnolo.

Il centro della città è la piazza di Outa-el-Hammam , dove si trovano una splendida fortezza e una moschea con la torre a base ottagonale. All’interno della kasbah ci sono bellissimi giardini rigogliosi.

Dichiarata dall’Unesco Patrimonio Mondiale dell’Umanità, Chefchauoen è rimasta fuori dalle principali rotte turistiche del Marocco. Milioni di turisti, infatti, si riversano ogni anno nelle storiche città imperiali di Marrakech, Fes, Meknes, Rabat o visitano Essaouira, affacciata sull’Oceano Atlantico.

Il modo più semplice per raggiungere Chefchaouen e con l’autobus. Ci sono frequenti collegamenti da Fez e Tetouan, ma anche da Casablanca, Rabat, Meknes, Taneri e Ceuta.





(fonte: siviaggia.it)