giovedì 19 luglio 2018

Il lago di Nemi

All’interno del Parco Regionale dei Castelli Romani, quasi al centro dei Colli Albani, sorge il piccolo borgo di Nemi. Un luogo fatato, noto per le fragole coltivate lungo le rive dell’omonimo lago e celebrate con una sagra la prima domenica di giugno.

Per la qualità dell’accoglienza e del soggiorno del turista, Nemi si è guadagnato la Bandiera arancione del Touring Club Italiano. Un riconoscimento del tutto meritato, e confermato dai viaggiatori di ogni parte dell’Italia (e non solo) che scelgono di soggiornare qui, per andare alla scoperta della splendida zona dei Castelli Romani, coi suoi laghi e i suoi parchi.

Innanzitutto, le fragole: quei piccoli frutti rossi di Nemi sono il vanto, tanto da essersi guadagnate una festa tutta loro. Ogni anno, fin dal 1922, la prima domenica di giugno va in scena nel borgo la Sagra delle Fragole (e delle fragoline di bosco).

Il paesello si riempie di fiori, e i turisti possono assaggiare gratuitamente i frutti coltivati lungo le rive del lago di Nemi, tra rievocazioni storiche e balli folcloristici. Cuore dell’evento, la sfilata delle “Fragolare”, le ragazze del borgo, che per l’occasione indossano l’antico costume della tradizione (gonna rossa, bustino nero, camicetta bianca e mandrucella di pizzo in testa).

Nemi è anche terra di leggende, di fascino e di mistero. La più affascinante tra le sue storie riguarda le navi di Nemi, due navi imperiali romane, attribuite all’imperatore Caligola e recuperate tra il 1928 e il 1932.

Giacevano sul fondo del lago vulcanico di Nemi, e diedero credito a quella leggenda che – iniziata nel I secolo d.C. e proseguita durante tutto il Medioevo – raccontava di due gigantesche navi costruite in epoca romana, ricche di sfarzo e custodi di tesori, sepolte per un motivo sconosciuto sul fondo del lago.

Lunghe 70 metri e larghe oltre 25, erano state fatte costruire dall’imperatore Caligola in onore della dea egizia Iside e della dea Diana. Veri e propri palazzi galleggianti, il sovrano le utilizzava per sostare sul lago, per viverci, per simulare battaglie navali. Quando poi Caligola morì, il Senato Romano di cui era nemico ordinò la distruzione di tutte le sue opere, comprese a quanto si suppone le due navi che, da quel momento, diventarono leggenda.

Recuperate, furono poi distrutte da un incendio nel 1944 e consegnate così per sempre all’immaginazione.

Non sono, le navi di Caligola, gli unici reperti a testimoniare il passato romano di Nemi. C’è anche il tempio di Diana Aricina, un enorme complesso religioso di cui oggi si possono ammirare però solamente i nicchioni, retaggio di tutta la sua monumentalità.

Frequentato fino all’età tardo-imperiale, il tempio fu poi abbandonato in epoca cristiana e depredato. La vegetazione ha preso il sopravvento sulle sue rovine: gran parte di queste aspettano ancora di essere riportate alla luce, ma l’atmosfera che qui si respira merita comunque una visita.

Per raggiungerlo, bisogna imboccare il “Sentiero del Tempio di Diana”: superato il centro storico, si raggiunge il belvedere, si oltrepassa l’antica porta e si imbocca a sinistra il sentiero, che in circa 2 km scende al lago, attraversando l’area archeologica.

Il lago di Nemi, insieme al lago Albano, ospita due delle opere idrauliche più importanti di tutto il Lazio. Tra queste vie è, per l’appunto, l’emissario del lago di Nemi, realizzato in epoca arcaica.

Poiché il tempio di Nemi nell’antichità era uno degli edifici religiosi principali della regione, si è ipotizzato un collegamento tra questo e l’emissario. Il tempio, infatti, sorge in un’area che – se non fosse stato per questa straordinaria opera di ingegneria idraulica – sarebbe stata occupata dal lago, tra l’altro privo di emissari naturali.

Si ipotizza dunque che l’emissario del lago di Nemi avesse una duplice funzione: quello di “troppo pieno“, in caso le piogge fossero state abbondanti e ci fosse stata la necessità di preservare i terreni fertili adiacenti al lago, e quello di canale di irrigazione per i campi a sud-ovest del lago stesso.

In ogni caso, oggi, quei tunnel sotterranei possono essere percorsi, e l’effetto è insieme magico e straniante.



(fonte: siviaggia.it)

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