giovedì 4 ottobre 2018

Longyearbyen

Viaggiare vuol dire anche mettersi alla prova e Longyearbyen riesce di certo in tale intento. A un ‘passo’ dal Polo Nord, offre scorci incredibili e un pezzo di storia del ‘900.

Longyearbyen è una cittadina ai confini del mondo, a poco meno di 1300 km dal Polo Nord. Temperature ostiche che, nel cuore dell’estate, non superano i 10 gradi, con il cielo che sfodera ancora piena luce alle due del mattino. Una cittadina di soli 2200 residenti, con una storia ben precisa. Era un centro per l’estrazione del carbone e ancora oggi è possibile scovare i resti abbandonati, avvolti dalla morsa dei ghiacci.

Quando si vive in luoghi tanto distanti da quella che noi consideriamo essere la società civile, è facile ritrovarsi a fronteggiare scene tanto folli per noi quanto normali per chi in tali città ha deciso di trascorrere la propria vita. Non è insolito veder girare per strada uomini armati di potenti fucili, che potrebbero tornare utili in qualsiasi momento per difendersi dall’attacco di un orso polare. Le armi sono così comuni da richiedere precisi cartelli in vari uffici o negozi, chiedendo ai clienti di lasciarle fuori o metterle al sicuro alla cassa, prima di procedere agli acquisti o incamminarsi tra le scrivanie.

Se in estate le temperature sono così basse, in inverno la neve rende decisamente difficili gli spostamenti. La gente del posto dunque si muove con motoslitte, sci o slitte trainate da cani. In merito a quest’ultima soluzione, in città possibile trovare svariati cartelli che indicano i luoghi appositi dove ‘parcheggiare’ i propri animali. Decisamente insoliti per occhi stranieri. Allo stesso modo è possibile fotografare ‘divertenti’ cartelli che pregano i cittadini di non ‘parcheggiare’ i propri ingombranti cani in alcune zone.

Col passare degli anni la cittadina ha aperto sempre più le porte ai turisti. Lungo la strada principale è possibile trovare svariati negozi a loro dedicati, con l’amministrazione che impone l’uso di determinate colorazioni per le abitazioni, al fine di offrire un colpo d’occhio invidiabile ai visitatori.

I veri esploratori tendono però a uscire fuori dai comodi percorsi cittadini e, camminando nella natura selvaggia, con i rischi del caso, è possibile trovare tracce della storia che fu, con resti di miniere in decadenza, che farebbero la gioia di qualsiasi regista di thriller. Le radici storiche delle strutture affondano fino agli inizi del secolo scorso. I documenti riportano come nel 1917 ci fossero soltanto 180 uomini e 34 donne e bambini. Nel 1920 il numero crebbe, fino a 289 uomini ma soltanto nella metà del 1900 le autorità decisero di dare un cambio netto alla zona, andando a formare una comunità di famiglie vera e propria.

La grande svolta turistica è poi giunta nel 1975, con l’apertura dell’aeroporto, che ha reso Longyearbyen molto più accessibile. In tanti oggi vi si recano per l’incanto naturale in cui la città è incastonata, così come per gli spostamenti in barca lungo le coste di Svalbard, per avvistare orsi polari e altri animali selvatici.


(fonte: siviaggia.it)

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