CURINGA (CZ)
Una perla nella piana lametina dal fascino Mariano dedito a siti riconducibili al Profeta Elia e alla Madonna del Carmelo, un delizioso paese ricco di storia e apprezzabili scorci nella Valle dell'Amato.
Tra le bellezze della Calabria, che siano architettoniche, storiche o naturalistiche, c’è un luogo incastonato nel verde tra Pizzo sulla Costa degli Dei, in provincia di Vibo Valentia, il Golfo di Sant’Eufemia e la piana di Lamezia Terme, in provincia di Catanzaro. Stiamo parlando del caratteristico e antico borgo di matrice Medievale di Curinga, circondato da uliveti e vigneti, che arroccato da lassù osserva il mare, le catene montuose delle vicine Serre e custodisce il millenario Platano e l’affascinante Eremo di Sant’Elia
inserito tra i borghi di eccellenza della Regione Calabria, peraltro è il primo Comune sostenitore del FAI (Fondo Ambiente Italiano) CURINGA Offre paesaggi e caratteristiche ambientali variegate: boschi di faggi, lecci, querce e abeti sono presenti in alta collina. In località Vrisi si può ammirare il Gigante Buono, un platano orientale millenario monumentale (Platano orientale di Vrisi), tra i più grandi d'Europa, mentre il pioppo nero più grande d'Italia si trova poco più a valle, proprio all'ingresso del borgo. Per questo motivo Curinga è conosciuta anche come"il paese dei due giganti" purtroppo il secondo non ha avuto una buona salute e da qualche anno non c'è più.
Qui vi sono ovunque tracce di un glorioso passato, tra antiche mura e suggestivi sepolcri, inoltre nella vicina frazione Acconia, colonne e resti monumentali di un grande edificio termale di epoca romana, testimoniano l’antichità di quest’area Curinga, secondo il parere di alcuni storici, ha origine da un'antica città chiamata Lautonia probabilmente da Lattone (falsa divinità della caccia collegata all'abbondanza di selvaggina dei fitti boschi che un tempo erano intorno all'abitato).Il paese si divide in più zone, ospita vecchi portali in pietra che impreziosiscono le antiche case gentilizie tra le viuzze assolate del centro storico, che si mescolano al profumo e alla bellezza dei balconi fioriti, addobbati secondo l’antica usanza.Nella parte bassa di Curinga, vi sembrerà di essere sospesi tra terra e cielo quando andrete a visitare il bellissimo Santuario di Maria SS del Carmelo poiché, isolato dal resto del borgo e collocato su un piccolo altopiano, offre un terrazzo dalla vista mozzafiato sul golfo! Oltre al Santuario, edificato verso la metà del '600, vi sono anche il cimitero sotterraneo e il convento, di cui resta soltanto un'ala. Soffermandoci nell’area cimiteriale, il luogo è scavato nella roccia arenaria e comprende tre piccole zone che culminano con due pozzi circolari. Ai margini del pozzo vi sono dei sedili cavi, dove i cadaveri venivano fatti sedere e agganciati alle spalle, aspettando il processo di “purificazione” (secondo il credo religioso) e di mummificazione, poiché i liquidi corporei scendevano lungo il centro del pozzo e della vittima non rimanevano che ossa, poi da seppellire. Non lasciatevi impressionare! È tempo di risalire verso la parte alta di Curinga!Oltrepassato il paese, vi è una parte ancora più antica dove si trovano i suggestivi ruderi dell’Eremo di Sant’Elia. Percorriamo a piedi una piccola stradina in salita e si apre davanti a voi un'ampia radura, qui verrete immediatamente catapultati indietro nel tempo fino al IX secolo circa, quando i Bizantini si trovarono ad affrontare le invasioni degli Arabi. Il Monastero fu fondato dai monaci basiliani, ma nel XVII secolo, passò in mano ai monaci carmelitani (un ordine siciliano) che continuarono a modificare la struttura ma senza mai terminarla. L’area, oltre alla chiesetta integra e completa anche di cupola, è costituita da altre strutture esterne semi-distrutte ma altrettanto suggestive. Questo luogo attira i viaggiatori, non solo per la sua bellezza ma anche per la misteriosa leggenda nata dopo il ritrovamento di una tomba all’interno della Cappella interna, negli anni ‘90. Gli studiosi, al momento del ritrovamento, credettero subito di essere in possesso dei resti di Fra Giovanni Giacomo Tagliaferro, il fondatore del monastero. La realtà però fu ben peggiore e misteriosa, visto che i resti rinvenuti appartenevano a due donne, sepolte insieme e morte probabilmente violentemente a giudicare dalle fratture alla testa e alle gambe.Ancora oggi non è stato possibile riuscire a dare una spiegazione reale a questo ritrovamento. Leggende macabre a parte, dall’area dell’Eremo ritorniamo sulla strada principale e poco più avanti entriamo nel bosco adiacente, attraverso un sentiero ben curato scenderete lungo la montagna fino ad arrivare al Gigante Buono di Curinga: il Millenario Platano! Mille anni e non sentirli, dato che la sua crescita maggiore è avvenuta negli ultimi 10 anni, alto 31 metri e largo 15, la sua particolarità sta nell’interno completamente cavo. Pazzesca l’atmosfera boschiva che qui si respira, cullati dal solo rumore della brezza, dal canto degli uccellini e dal rilassante suono dell’acqua del torrente. Il grande Platano, Re indiscusso della foresta, pare che inizialmente non fosse stato piantato dove si trova oggi, ma più in cima e con l’erosione del terreno, per le piogge e le frane, sia “scivolato” lungo il pendio per stanziarsi definitivamente nel posto odierno. È proprio qui che scorreva la sorgente Vrisi (dal greco Brusis “sorgente”) acqua di cui i monaci usufruivano e la leggenda parla chiaro, poiché furono proprio loro a piantare quest’albero che grazie al suo tronco cavo, capace di ospitare molte persone, è servito come punto di riparo anche per contadini e pastori. Intorno a Curinga, oltre alla sua frazione Acconia, a pochi chilometri a sud ci troviamo nella zona della meravigliosa Oasi del lago Angitola, mentre poco più a nord, vi sono i deliziosi paesi di Jacurso e Cortale, dove, come a Curinga, vi è l'attività dell'artigianato, soprattutto lavorazioni tessili.
Carmelo PULEIO