lunedì 3 settembre 2018

Gimli

È una cittadina piccola piccola, Gimli. Ha poco più di 2000 abitanti, e si trova nel cuore di quella zona del Canada che si è guadagnata il soprannome di “Nuova Islanda“. Perché? Perché furono proprio gli islandesi a fondarla.

Ad un’ora di macchina da Winnipeg, Gimli è stata fondata dagli immigrati islandesi alla fine del XIX secolo, ed è oggi abitata dai loro discendenti. Il suo nome la cittadina lo deve a Gimlé, il paradiso pagano dal tetto dorato: quando arrivarono a Willow Point, una piccola penisola che si origina da quello che oggi è il porto di Gimli, gli islandesi pensarono di essere per davvero, in paradiso. E scelsero quindi di stabilirsi qui.

Sulla costa sudoccidentale del lago Winnipeg, Gimli è circondata dagli alberi e affacciata su acque pescose. Ai coloni provenienti dall’Islanda, il suo territorio fu donato dal Governo del Canada e, fino a quando non venne annesso alla provincia di Manitoba, era dotato di una specie di autogoverno. Gli islandesi, che per secoli avevano vissuto sotto il dominio danese, ebbero qui la possibilità di costruire una società come la volevano loro. Dopo soli 9 giorni dal loro e senza che nessuna costruzione ancora ci fosse, gli immigrati scrissero agli abitanti della zona di voler aprire una scuola; due anni dopo, avevano una loro costituzione un loro quotidiano.

Ma perché gli islandesi scelsero di stabilirsi proprio qui? La frequente attività vulcanica, alla fine del 1800 ricoprì di cenere gran parte della terra d’Islanda, rendendo molto difficili le coltivazioni. Carestia e pestilenze erano all’ordine del giorno, e così i disordini politici: tra il 1870 e il 1900, 15.000 islandesi (il 20% della popolazione) lasciò quindi le sue case, ed emigrò in Nord America. Nel 1874, 350 di loro arrivarono a Kinmount, in Ontario, con la speranza di trovare lavoro nelle ferrovie. Non c’era però un impiego per tutti così, dopo un paio d’anni, molti islandesi scelsero di spostarsi nel nord di Manitoba, dove la terra era libera e si poteva pescare.

Lì, dove avrebbero presto fondato la loro nuova colonia, vivevano 60 indigeni nella località di Sandy Bar. Furono loro ad insegnare agli islandesi a pescare nel lago ghiacciato e ad andare a caccia. Nel 1876 erano oltre 2000 gli immigrati che vivevano qui, ma cinque anni dopo, un’epidemia di vaiolo colpì l’area: centinaia di persone morirono, e la colonia islandese fu messa sotto quarantena dal Governo. Di fatto, il resto del Canada la isolò. Ma, anche oggi che l’esperimento di una “nuova Islanda” autogestita è fallito, la cultura islandese continua a vivere.

Ogni primo weekend d’agosto si tiene persino un festival per celebrare l’origine del luogo, l’Icelandic Festival. E, ancora oggi, ogni mattina i discendenti dei pescatori islandesi preparano le loro barche nel porto di Gimli, per andare a pescare sul lago Winnipeg, mentre ovunque si può assaggiare una fetta di torta di prugne, che in Islanda è tipica della tradizione natalizia ma qui viene preparata tutto l’anno.


(fonte: siviaggia.it)

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