domenica 17 luglio 2016

La Verde Mongiana e Serra San Bruno "Serre Vibonesi"

VACANZE OVUNQUE Dreams Road 
Un racconto di viaggio, culture, eventi, tendenze, arte e musica. 
Carmelo Puleio, Roberto e Angelo partono in sella alle loro tre motociclette per raccontare i luoghi,
i percorsi e i territori più affascinanti della nostra bella Italia del sud, con una formula di successo 
innovativa e contagiosa questa domenica VACANZE OVUNQUE....Dreams Road ha fatto tappa nel meraviglioso bosco delle Serre Vibonesi, percorrendo il centro di Laureana di Borrello, Prateria , raggiungendo MONGIANA attraverso la bella e lussureggiante montagna che valica anche il famoso Faggio del Re. Abbiamo fatto visita al Laghetto di Mongiana Il nome è stato preso da un ruscello omonimo che scorreva lungo il suo territorio, sulla Piana Stagliata di Micone al centro di folte selve e deriverebbe dal latino Montis e Janua ovvero Porta della montagna oppure da Montis Janui Monte del Dio Giano.
Le origini del paese, il cui nome deriva da quello di un ruscello che scorreva nella Piana Stagliata di Micone, sono recenti. Il centro abitato fu fondato l'8 marzo 1771 sul colle Cima come residenza per operai, artigiani, impiegati, dirigenti e guarnigioni militari impegnati a svolgere attività produttiva nelle Reali Ferriere e Fabbrica d'Armi impiantatavi dai Borbone. Quest'ultima riusciva ad occupare fino a 2700-2800 persone. A Mongiana tra il 1822 ed il 1829 venne realizzato il primo ponte sospeso in ferro d'Italia: il Ponte sospeso "Real Ferdinando" sul fiume Garigliano, progettato su idea del Prof. Carmine Antonio Lippi, e, tra 1832 e 1835, il Ponte "Maria Cristina" sul fiume Calore Irpino, progettato dall'Ingegnere Luigi Giura. Sempre a Mongiana furono costruite le rotaie per la prima ferrovia italiana, la Napoli-Portici. Non solo, tutte le rotaie della linea ferroviaria fino a Bologna sono state fuse e costruite sempre nella reale fabbrica, ormai da tempo sostituite. Inoltre fu costruito il fucile da fanteria modello "Mongiana". Era tanto importante la Fabbrica d'armi di Mongiana che ricevette la visita del re di Napoli Ferdinando II di Borbone: precisamente il 16 e 17 ottobre 1852. Abitava a Mongiana il Cavaliere Ferdinando Iorfida che possedeva la patente n. 1 per la Calabria e conduceva una delle prime automobili allora in circolazione di proprietà della famiglia Morabito. Dopo l'unità d'Italia inizia una rapida decadenza dell'insediamento produttivo.
Di recente si è riuscito a recuperare i resti del complesso siderurgico ed a restaurarlo creando un museo.
Il territorio che circonda l'abitato è caratterizzato dalla presenza di rigogliosi boschi attraversati da torrenti incontaminati, aria pura e acqua cristallina che è possibile bere direttamente dalle sorgenti.
Nel complesso di Villa Vittoria è presente una stazione del Corpo Forestale dello Stato.
Il Parco Polifunzionale di Villa Vittoria, a Mongiana (VV), è parte della Riserva Naturale Biogenetica di "Marchesale" (Corpo Forestale dello Stato),  acquisita nel 1914 come parte di un feudo appartenuto alla Marchesa Caracciolo Imperiale di Arena. Le abetine naturali costituiscono una delle principali attrazioni della Riserva, che presenta anche stagni e un sottobosco ricco arbusti. Questo corridoio naturale di aree protette, è abitato da volpi, ricci, donnole e altri piccoli mammiferi roditori. Fra le specie di avifauna, oltre alle comuni poiane e ghiandaie, non mancano esemplari di picchio verde, gufo, allocco e differenti specie di falchi. Particolarmente interessante è il contesto storico, culturale e naturalistico in cui si inserisce la Riserva: a poca distanza dalla Certosa di Serra San Bruno, dalla Fabbrica d'Armi e dalle Ferriere Borboniche di Mongiana e della Ferdinandea. Tutte le attività di accoglienza turistica, didattica e ricerca hanno luogo presso il Centro Polifunzionale di Villa Vittoria, attrezzato per visite guidate anche scolaresche e gruppi organizzati di turisti che vi trovano ristoro, soprattutto in primavera e in estate.
La Certosa dei Santi Stefano e Bruno è una delle poche abbazie certosine ancora attive in Italia. Fu fondata da San Bruno di Colonia nel 1091, a seguito della donazione terriera di Ruggero d'Altavilla. La prima fondazione ricadeva nella località chiamata "Torre", a 790 m di altitudine, da cui l'originale nome di "Eremo di Santa Maria di Turri o del Bosco". Non diversamente che a Grenoble, sito di fondazione dell'Ordine, le celle dei padri eremiti (capanne di legno e fango) erano distribuite attorno al nucleo della chiesa monastica: un edificio in muratura di piccole dimensioni. In un secondo momento, Bruno organizzò i monaci in due gruppi: i Padri, nella radura del bosco e i Fratelli conversi a circa due chilometri di distanza, nel Monastero di Santo Stefano. La Casa "inferiore" di S. Stefano assunse lo schema di una comunità cenobitica sul modello delle abbazie benedettine: tra il 1192 e il 1411 furono costruiti il muro di cinta, il chiostro, il refettorio, il Capitolo, il dormitorio, il dispensario e gli altri servizi. Seriamente danneggiata da numerosi terremoti (in particolare da quello del 1783), la Certosa fu ridotta a un ammasso di macerie, per essere ricostruita, nel 1889. Il nuovo progetto fu improntato alla riproposizione del repertorio romanico e barocco: nell'arco di sei anni si portarono a compimento la nuova chiesa monastica, le cappelle private, il grande chiostro, le 14 celle dei padri, la torre dell'orologio in sostituzione del vecchio campanile, la foresteria, i luoghi di preghiera e di incontro, la Procura e gli altri servizi (stalle e i depositi). Al tempo stesso, furono ristrutturate le preesistenze cinquecentesche ancora in piedi: il Refettorio, la Sala del Capitolo, la Biblioteca e la Cappella delle reliquie. Alla Certosa di Serra S. Bruno sono legate innumerevoli leggende e tradizioni: lo scrittore Leonardo Sciascia ipotizzò che tra le sue mura si rifugiava il fisico Ettore Majorana, allievo di Enrico Fermi, scomparso nel 1938 in circostanze misteriose. Fu ospite certamente Lennann Leroy, reduce americano della Guerra di Corea, identificato col pilota che sganciò la bomba atomica a Hiroshima. La Certosa è stata visitata da Papa Giovanni Paolo II e da Papa Benedetto XVI.
Il Museo della Certosa
Istituito nel 1993 per rispondere alla numerose richieste di pellegrini e turisti desiderosi di conoscere la storia e la vita monastica dei certosini disciplinata dalla regola eremitica, conduce il visitatore attraverso gli ambienti claustrali - dalla cella alla chiesa conventuale - ricostruiti con grande fedeltà anche nella scelta dei materiali utilizzati, dal cotto ai ruvidi intonaci. L'itinerario spirituale e storico sulla presenza dell'ordine certosino e della certosa di Serra S.Bruno si arricchisce di sale tematiche relative all' iconografia bruniana, ai Santi certosini, alla liturgia fino alla Biblioteca. Il percorso è, inoltre, supportato da pannelli didattici che forniscono il quadro di riferimento storico culturale del periodo (XI secolo) che vide nascere il complesso monastico.
Appuntamento alla prossima tappa.

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