Massacrato da distruzioni volontarie a colpi di piccone rilanciate da terribili video di propaganda oppure da saccheggi e vendite incontrollate sul mercato nero. E' davvero tragica la fine che rischia di fare in queste ore il museo archeologico di Palmira, uno dei più ricchi e straordinari dell'Occidente, in cui l'Isis ha fatto irruzione nel pomeriggio di ieri.
La città della leggendaria regina Zenobia - dal tempio di Baal alla strada colonnata, dalla necropoli alle terme di Diocleziano - è essa stessa un irripetibile e straordinario museo a cielo aperto, ma anche nel chiuso delle 12 sale del museo vero e proprio si nasconde un tesoro immenso e fragilissimo che ora rischia di andare perso.
Fondato nel 1961 all'entrata della città moderna, raccoglie numerosi reperti ritrovati nel sito archeologico che testimoniano l'alto livello di raffinatezza raggiunto dall'arte palmirea. Già dal giardino, dove il visitatore viene accolto dalla bellissima statua di leone trovata vicino al tempio di Atena Allath e da tanti altri reperti, ci si rende conto di essere in luogo più che speciale. E poi l'atrio con la ricostruzione della grotta dell'età della pietra scoperta a 22 chilometri a nord della città. Nei due piani della costruzione oltre a statue, sarcofaghi, monete, tessere in terracotta per l'ingresso a templi, stucchi e vetri stupendi, ci sono i famosissimi rilievi funerari con il ritratto del defunto che chiudevano i loculi delle tombe collettive dei clan locali.
Una fioca speranza per la sorte delle meraviglie della "Perla del deserto" è la notizia che molte delle statue trasportabili (ma nel museo molte non lo sono affatto), dei gioielli e dei manufatti sono stati portati via e nascosti dalla locale direzione delle antichità in luoghi distanti e sicuri. Ma non si hanno né numeri né particolari e soprattutto nessun luogo sembra ormai sicuro nella zona. Per avere un bilancio preciso della situazione bisognerà attendere molto.
(fonte Ansa In Viaggio)
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